domenica 22 marzo 2009

l'altalena

sono all’ingresso, con l’ombrello il cappottino rosso e la cartella bella. sono nella stanza grande, con i giochi sparsi e i pennarelli e le matite e i grembiuli e i pianti e ridammi subito l’arancione che è mio. sono al tavolino da quattro seggioline, con le ginocchia che si toccano, le crosticine che si staccano, le matite colorate che si mescolano, le dita sporche che si incastrano. sono nella stanza lunga dove si mangia, con gli stessi pomodori tristi nel piattino, oggi però puré, domani chissà che sarà. sono sotto l’altalena in cortile, sotto l’albero grande, sotto i ricci delle castagne che cominciano a cadere, fammene prendere una che dopo al tavolino provo a disegnarla, speriamo che ho abbastanza marrone dentro la matita. sono seduta sopra e dondolo, dondolo, dondolo. sono all’asilo e mi fanno male le mani, la teresa mi ha spinto perché voleva l’altalena e guarda: sono caduta in avanti e adesso ho le mani tutte sporche. ma adesso la teresa le prende, giuro. la aspetto e le tiro i capelli e le do uno schiaffo e voglio l’altalena tutta per me, ieri l’ha avuta lei, oggi l’ha avuta lei, perché suora tocca sempre a lei? e poi questo odore. di brodino e di chiuso, di calzine sporche e di terra, di sonnellini e refettorio. chissà perché certi posti hanno tutti lo stesso odore, mica come le persone. la mia mamma sa di mia mamma, e mio fratello grande sa di Paolo e la mia amica Laura sa di casa sua. gli asili invece sanno tutti di uguale. sanno di brodino e di separazione, di pianti e di mamma, di ammorbidente e giocattoli, di pastina in brodo e di pipì. sanno anche di dado. e poi sanno di suora. loro che ci inseguono, ci fanno ridere, ci coccolano, ci sgridano, ci fanno fare il sonnellino. massa informe bianca e nera che non si distingue, facce da suora, voci da suora, corpi da suora, pelli da suora, odore da suora. tutte uguali, come se l’essere suora non fosse neanche una vocazione, ma uno stato di fatto, una condizione da cui nessuna può sfuggire. hai quella faccia, quel corpo, quegli occhiali, quella pelle e quell’odore? diventerai una suora, è scritto. la vocazione è solo una formalità, un momento in cui la comunità tutta riconosce che sei di quella razza lì, del resto cos’altro potevi essere con quell’odore attaccato addosso? suor maria, lei perché sa di suora? adesso lo sento tantissimo, con la faccia persa tra le sue vesti, la sua mano sulla testa, la sua voce che mi dice cose che non capisco sui diritti dell’altalena. sì, va bene, ho capito, gesù non litigava mica per l’altalena, lui dava il posto a tutti. certo, suor maria, ma mi scusi: c’erano le altalene anche ai tempi di gesù? secondo me no. e allora come faceva a litigare con la teresa, anche lei non c’era mica ai tempi di gesù. però adesso basta, suor maria, io esco da questo suo grande abbraccio di gesù, mi sento soffocare, dev’essere tutto questo odore di brodo, anche gesù sapeva di pastina? sono sotto l’altalena, scendi teresa, ti va bene che non siamo ai tempi di gesù se no lui ti faceva venire giù subito. e finalmente dondolo, dondolo, dondolo, le mani sporche, i piedi molli, l’aria dell’autunno che uuuuuuuuh, senti come sa di riccio bagnato? lo sento sì, ma solo se faccio finta di non sentire anche l’odore di asilo, che si sente anche quando si sta fuori, forse mi si è attaccato al naso dentro, provo a cacciarlo dondolando più forte. e poi bum. ahia che male al ginocchio, tengo gli occhi chiusi che non voglio vedere, invece adesso li apro, magari non è niente. sono sul treno. un treno che dondola, dondola, dondola. avanti e indietro, morosolo milano, su e giù, e su e giù. qualcuno muovendosi davanti a me mi ha tirato un colpo al ginocchio svegliandomi. ahia che male. dev’essere stata quella grande gonna nera. e poi quelle mani, quella voce, quel corpo. e quell’odore, odore di suora. che mi siede di fronte, incastonata sul sedile tra un impiegato a righe e uno studente che dorme. e che mi guarda chissà da quando. forse da quando sono all’ingresso, con l’ombrello il cappottino rosso e la cartella bella.

6 commenti:

  1. eau de suor!
    potrebbe essere un business.

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  2. Quando scrivi così mi ricordi la prima volta che mi sono fermato a leggerti, e non su un monitor.
    Quando scrivi di cose tue lo fai in un modo che mi colpisce parecchio.
    Ciao La'

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  3. sei sempre un signore, mauro.
    grazie.

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  4. capperini, m'hai fatta ritornare all'asilo, nel giardino di ghiaia (ghiaia: un male alle ginocchia!). il mio sapeva di asilo. non di pastina, né di brodino o dado, solo di asilo. e che bello, con il pavimento a quadroni bianchi ed arancio! t'ho scoperta attraverso il messaggio a "grazie per". buon pomeriggio! :o)

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  5. grazie a te per essere venuta a trovarmi...
    ciao!

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