venerdì 30 marzo 2007

la borsetta dei sensi di colpa

non ne ho tantissime, di certezze. però so che se i bambini africani vengono al mondo con una sacca già piena di debiti, noialtri più fortunati veniamo al mondo con una borsetta già piena di sensi di colpa. tipo ricordati che sei più fortunata dei bambini africani. tipo siccome sei donna, quella mela te la potevi tenere per te. tipo anche rimetti via quelle pere.
cos'altro so: che quando poi diventi mamma, nella tua borsetta ne entrano anche tanti altri, pesantissimi. tipo che tua figlia è più fortunata di qualunque bimbo africano, che te lo dico a fare. tipo che potresti stare a casa a badare a tua figlia, cosa vuoi lavorare cosa. tipo quello di oggi:
io, dopo 8 mesi, di allattare sono proprio stanca.
ma altri seguiranno. lo so per certo.

martedì 27 marzo 2007

oggi

oggi che come mamma un ragazzo mi ha guardato il sedere,
sto molto bene, grazie.

lunedì 26 marzo 2007

il buco nero

ma dove vanno i bambini quando piangono? perché non c'è dubbio che quando piangono i bambini se ne vanno da qualche parte. fanno il valigino, ci mettono dentro un patello, un paio di ricordi e ciao, ora sparisco per un po' e poi magari, chissà, torno. e tu, mamma appena nata che di certe cose non sai niente, guardi la tua creatura che sparisce nel suo buco nero di disperazione.
cecilia? ehi cecilia, guarda! guarda l'orsetto, guarda la mamma, guarda la sally che ti fa bau,
ti prego tesoro non piangere, dai sù che la vita è bella e prrrrr senti la mamma che fa le pernacchie e adesso ti canta una canzoncina e pippiripì e pippiripà la bambina eccola qua, ma tu non fare così per piacere.
ti metto a pancia in su? a pancia in giù? a testa in giù? no? ma cos'è che vuoi, eh? cosa c'è? eh? cosa cazzo c'è? EH?
ma ormai lei è laggiù, accucciata sul fondo del buco, dove non arrivano né voci, né orsetti, né sally, né pippiripì, né pippirippà, come una piccola foca sotto il ghiaccio che non trova l'uscita.

ed è all'improvviso che torna. come se niente fosse. risolta. serena. i suoi piccoli demoni fatti di camerette troppo buie, orsetti troppo grandi o mostriciattoli troppo brutti sono stati sconfitti.
e lei, piccola eroina dalle mini battaglie, si gode la vittoria brandendo orgogliosa la sua arma:
la tua tetta.

martedì 20 marzo 2007

il battesimo del maglione

uh quanto tempo che non metto quel maglione nero,
quello che mi ha regalato la mamma un paio di natali fa,
sì dai, quello incrociato sul davanti, che adesso che ho le tettone mi fa
ancora di più le tettone!
e tu cecilia che dici: me lo metto quel maglione nero,
quello che mi ha regalato la mamma un paio di natali fa,
sì dai, quello incrociato sul davanti, che adesso che ho le tettone mi fa
ancora di più le tettone?

gurgle. burp. braus. SBRAAAAAP!
grazie amore, lo dicevo io che ti piaceva.

lunedì 12 marzo 2007

never understimate the power of mamotchi

TU, che il tuo pisello s'avvizzisca e caschi e venga calpestato da una classe di bambini di terza elementare nelle loro scarpe ginniche col baffo all'insù. che la rubrica del tuo telefonino si cancelli lasciandoti solo con la tua memoria vuota da cui è sparito persino il numero di casa dei tuoi genitori. che il tuo suv diventi piccolo, ma così piccolo che una formica lo schiacci con il mignolo del piede. che possa perire dentro l'abitacolo TU, che hai parcheggiato il tuo quattroperquattro sul marciapiede che con il passeggino non ci passo.

sabato 10 marzo 2007

superego

PROBLEMA: come affrontare con serenità un fine settimana di cui la parte più divertente sarà un mega pranzo familiare per i 50anni di matrimonio degli adorati ziannamaria e zioluigi?
SOLUZIONE: con organizzazione assoluta e totale:
sveglia alle sette, colazione alla tetta e giretto come se fosse tutto uguale;
pranzo un po' prima così arriviamo che lei è già mangiata;
carrozzina e passeggino in macchina nei casi in cui.
E INVECE: la tetta non le va, il giretto le fa schifo, la pappa ha più sonno che fame.
ah, e il passeggino l'abbiamo dimenticato a casa.
MA ECCO IL COLPO DI RENI: biberon al posto della pappa, mille braccia al posto del passeggino, un biscotto al posto del giretto.

alla sera andiamo a letto sereni, stranamente sorridenti nonostante sia un quasi lunedì.
m'infilo il pigiama e mi accorgo che è più stretto. sarà stata la mangiata, certamente. ma niente fa restringere i pigiami come un ego di mamma aumentato di un zic.

martedì 6 marzo 2007

la fata muccona

mi chiamava la fata muccona, il tuo papà.
io mi sedevo sul divano, spalancavo le braccia e lui arrivava di corsa, con te sulle mani come su un cuscino di raso, e io ti abbracciavo e tu mi mordicchiavi ed era bello sentirmi una fata, la fata muccona.

ma guarda te come può ridursi una fata,
dopo soli sei mesi a far la muccona.

lunedì 5 marzo 2007

pensiero tremendo

dopo quanti mesi: sette? sette!, passati a casa ad aspettare la creatura prima e ad accudirla poi, beh, a un certo punto tocca tornare a lavorare. ed è incredibilmente bello vestirsi per uscire, prendere il treno, comprare il giornale e fare tutte quelle cose che facevo prima, anzi PRIMA. certo che c'è anche la questione economica, mica sono la paltrow che insieme ad ogni figlio genero 3 tate. però oltre allo stipendio intero mi sembra quasi di tornare a guadagnare una io intera. e allora via con la sveglia all'alba, e le corse per portare cecilia dai nonni - santisubito - e poi a milano e il treno e il passante e un po' di strada a piedi e ora che arrivo in ufficio alle 9.30 ho già vissuto un centinaio di vite e sono a pezzi. in ufficio. in ufficio poi non faccio niente. o meglio: non mi fanno fare niente. praticamente non esisto, perché in questo posto tutto accade come minimo intorno alle cinque del pomeriggio e io che faccio le sei ore sono praticamente all'oscuro di tutto. che sia questo il famoso mobbing? che sia questo il famoso inizio della fine? che sia questo il motivo per cui tante donne si privano della maternità per non perdere ciò che faticosamente si sono guadagnate in tanti anni di ferie mancate? ed è nell'istante in cui vedo gli altri, anzi gli ALTRI, andare in una riunione in cui io non sono nemmeno prevista, che nella testa si forma un pensiero tremendo: fanculo, io faccio un altro figlio.